VENTI RACCONTI DI VITA

Tino è un ex giocatore di calcio professionista, poi frate francescano e ora è in Africa, in Guinea Bissau, uno dei luoghi più poveri del continente nero, e insegna ai bambini l’amore per la propria terra. Roberto lavora in banca e ama viaggiare. Ha visitato molti luoghi, soprattutto quelli non turistici, e ha incontrato molte persone. Proprio dai suoi INCONTRI nasce questo libro, “Venti racconti vagabondi” (Edizioni Il Viandante): parte del ricavato (costo 12,50 euro) sarà destinato in Africa per aiutare Tino e le sue iniziative. Tino rinuncia a un contratto milionario con la Roma di Niels Liedholm e, a seguito di una crisi interiore, abbandona il mondo del calcio e parte alla ricerca di se stesso andando in India via terra (2 anni di viaggio). Dopo due anni torna, va al santuario della Verna – dove San Francesco ricevette il dono delle stimmate – e si fa frate francescano. Tino è un anarchico, si sveste e va in Guinea Bissau, dove vive da circa 20 anni. “Ho preso la pagoda e sono andato a Bulama – dice Roberto Centorame, l’autore del libro – uno dei paesi più poveri del mondo e lì ho incontrato Tino che mi ha spinto a promuovere il libro. I viaggi non sono i luoghi, sono le persone, gli incontri che fai. Chi viaggia non sa cosa cerca e neanche cosa trova, di certo incontra”.

Sono racconti di viaggio interiori. Lo stile di scrittura trasporta il lettore nei racconti come fossero fotografie stampate a colori di momenti di vita vissuta.

È un libro per tutti, pratico, scorrevole, interessante. Simpatico il momento in cui Tino è stato raggiunto via Messenger da Roberto raccontando ciò che fa intrattenendo piacevolmente il pubblico presente. Commovente il suo pensiero per le popolazioni colpite dal terremoto, l’Abruzzo resta nel suo cuore.

Altro personaggio importante del libro è Socrate. Non è in Brasile, né in India, né in Africa, né a Cuba. È di Bisenti, il paese natale di Roberto. “Socrate l’ho conosciuto – precisa Roberto – ero uno dei pochi del mio paese che si avvicina a questo pittore naif. Viveva con quel poco che gli veniva dall’affitto della macelleria del padre, e quel poco gli bastava per dipingere i suoi quadri e fare due pasti frugali che condivideva con un numero imprecisato di cani randagi. Lui era così, viveva la sua vita fuori, nella via dove abitava. Si sedeva sullo scalino, metteva una sedia davanti, la apparecchiava e mangiava: un boccone lui, uno il cane. Io ho passato l’adolescenza con lui e molti mi prendevano per pazzo perché ci discutevo. Ho scoperto che dietro quella follia c’è la nostra incapacità di capire la sua profondità. Lui era un uomo molto più profondo di quello che appariva. Socrate quindi è esistito ma ovviamente è stato contaminato in parte dalla fantasia”.

Acquistate il libro di Roberto, lo trovate anche alla libreria “La Cura”: ne vale la pena!

 

Luca Venanzi

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