La passione non si compra. La passione non ha un prezzo. Tutto si può dire, ma la pallacanestro a Roseto degli abruzzi è storia. È gioia e dolore. In tutti gli stabilimenti c’è un canestro. Anni bui, altri di giubilo. Aldo Anastasi, Giovanni Giunco, Remo Maggetti, e tanti altri. Giocatori che si sono innamorati della città, che hanno deciso di prendere casa.
Quella palla a spicchi, l’emozione di stringerla tra le tue mani. Le difficoltà, gli avversari, il dolore per una sconfitta, l’emozione di una vittoria. Lo spirito di squadra, i sacrifici in allenamento, le rinunce. Chi ci ha giocato può capire. Tra il 1990 e il 2005 Roseto ha vissuto anni magnifici. La passione era più viva che mai. Ci si appresta ad affrontare, oggi, un campionato di serie A2! Quanto sarebbe bello un palazzetto pieno? Per tutti, per la società, per i giocatori in campo. Chi vuole avere ragione da una parte, chi dall’altra. A chi giova tutto questo? A nessuno. C’è la società che ha spiegato le sue motivazioni sulla decisione di presentare la squadra al Palamaggetti e alle 19, ci sono i tifosi che sono rimasti molto delusi. La presentazione è stato sempre il rituale più bello, più atteso, dove i giocatori iniziavano ad assaporare la passione del tifo. Venerdì cosa hanno visto? Nulla purtroppo. Io c’ero e posso dirlo. L’atmosfera era surreale. E la prestazione nell’amichevole è stata una diretta conseguenza. Domenica inizia il campionato, arriva Treviso. Ad oggi siamo arrivati a 200 abbonati, forse. Non credo che la società voglia questo. Per invertire la tendenza dovrebbe, a mio avviso, cambiare qualcosa. Con la pseudo presentazione non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Dispiace, perché il basket è un patrimonio e, se lo si vuole davvero, può durare.
Luca Venanzi