Una donna segnata dal tempo, Barbara Balzerani. Ha vissuto negli anni ’70 in prima linea con le Brigate Rosse, ha pagato con il carcere i suoi sbagli (secondo alcuni non abbastanza). Grazie alla legge Gozzini nel 2011 è tornata in libertà. Le prime pagine dei giornali locali sono state riempite dalla protesta organizzata da alcuni ragazzi di Fratelli d’Italia-An venerdì pomeriggio, tralasciando la vera essenza dell’evento (opinione personale). Una Renault 4 Rossa, che ricordava quella in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, dentro uno stendardo con la stella a cinque punte e la scritta “Boicotta la Primula Rossa”, è stata parcheggiata all’inizio di Via Latini. Nella Libreria La Cura, invece, c’era la presentazione del suo libro, “Lascia che il mare entri”. Barbara Balzerani, ora, è una scrittrice. Ha ucciso tante persone nel suo passato, vero. Può piacere o meno, per carità, ma dire di non comprare il suo libro, secondo me, è esagerato. Ci sono tanti scrittori (o pseudo-scrittori) nel nostro Paese. Credo che un romanzo scritto bene valga sempre la pena leggerlo. Fabio Di Marco, il titolare della Libreria che ha ospitato l’evento, è un ragazzo informato, con una buona cultura, e molto coraggioso. La Libreria è piccola, fa davvero caldo. Siamo lì, curiosi di sapere il contenuto del libro, e non a esaltare l’autrice. Ciò che mi ha colpito è stata la lettura ad alta voce di alcune parti del romanzo. Lucia Potacqui è stata bravissima, ha saputo dare il giusto peso alle parole, ha fatto vivere quelle storie, ricevendo i complimenti della Balzerani. Emilio De Grazia ha presentato, con competenza, il libro. “Un valore letterario ma anche etico – ha detto De Grazia – un riassunto della storia d’Italia del ‘900 vista dalla civiltà contadina, un testo con una precisa coerenza stilistica e nella forma”.
È stato poi il turno dell’autrice di “Lascia che il mare entri”. “L’unico modo per raccontare sono le storie, le piccole storie delle persone – ha sottolineato Barbara Balzerani – e la storia di un Paese, appunto, non la fanno i generali, i Capi di Stato, ma le persone, che la sostengono e la supportano con il lavoro”.
Il libro si snoda tra i racconti della nonna della madre e quelli della madre, un passaggio di esperienze orali che non hanno il filtro della scrittura, essendo più dirette. “Durante l’estate la mia bisnonna lavorava – ha detto Barbara Balzerani – d’inverno si rintanava, risparmiava le risorse. Noi viviamo in una società senza limiti di nessun genere, pensiamo di poter mettere le mani dappertutto, ogni cosa legata al proprio interesse”.
È importante rallentare, in questa società dove tutti corrono. Il libro nasce a Canalea, in Calabria, un paese di pescatori. Il titolo, “Lascia che il mare entri”, è molto significativo. “Molte case sono costruite sopra gli scogli – ha precisato Barbara – ma quello è il regno del mare, tu ci stai, gli chiedi permesso, e il mare ti fa un favore. La tua casa è sopra l’acqua, non puoi credere di fermare il mare, anche se noi lo pensiamo in continuazione. Queste persone, però, non lo pensavano. Ci andavano talmente d’accordo che lo facevano entrare, e il mare, dopo che era entrato, usciva”.
Luca Venanzi
Capisco l’amicizia tra Venanzi e Di Marco ma questo articolo ha dell’incredibile.
Ora fà la scrittrice, come se con un colpo di bic si possano cancellare omicidi efferati!
La Balzerani è in libertà dal 2006 e dal giorno successivo alla sua scarcerazione ha trovato (guarda caso) lavoro in una coop rossa.
La Balzerani NON si è mai pentita del suo passato di brigatista magari anche qualcuna delle sue vittime sognava di fare lo scrittore o la scrittrice.
Venanzi ma lei queste cose le sa? O il caldo della libreria le ha dato alla testa?
Esistono ancora dei giornalisti capaci di scindere rapporti personali e raccontare i fatti?
Io da cittadino sono indignato col Sindaco che non ha scritto una nota su questo ospite indesiderato.
Romano Marcellini
Certo che le so queste cose, e conosco anche bene la storia. Ma questo è un libro che parla di tutt’altro, scritto molto bene. L’amicizia con Fabio Di Marco non c’entra proprio nulla, sono libero di scrivere quello che voglio, da sempre. Io ho raccontato la presentazione, a differenza di altri che non l’hanno presa neanche in considerazione. Poi sarei io il fazioso. Questa è l’Italia!
Un pochino fazioso l’articolo…